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venerdì 18 febbraio 2011

A mail order life


Photographer and filmmaker Laurie Simmons is not new to me, due to her artistic research involving dolls, dummies, and similar simulacra. The love doll creative theme is not new to me as well - it’s just very contemporary and very sensitive. Simmons mail ordered a love doll (and this is an euphemism) from Japan and then documented 30 days of their life together – from the very first coming out of the box to becoming friends, getting dressed, taking a bath, sleeping or laying lazily in bed, exploring the house, going out, swimming … What is interesting here is a kind of de-eroticization of the love doll. I mean, she’s not pictured as a sexual object - although her silicon body speaks. All the operation is a giant and gentle euphemism, and I feel it’s captivating.
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La fotografa e cineasta Laurie Simmons non mi è nuova, grazie alla sua ricerca artistica che si serve di bambole, manichini, e simili simulacri. E neanche il tema creativo della bambola erotica mi è nuovo – è semplicemente molto attuale e molto sensibile. La Simmons, dunque, ha ordinato per posta una bambola erotica giapponese (love doll è un eufemismo) e ha quindi documentato 30 giorni di convivenza con lei – da quando è per la prima volta uscita dalla scatola al diventare amiche, vestirsi, fare un bagno, dormire o poltrire nel letto, esplorare la casa, uscire, nuotare… quel che è interessante è che c’è come una specie di de-eroticizzazione della bambola erotica. Voglio dire, non è raffigurata come un oggetto sessuale – benché parli per lei il suo corpo di silicone. Tutta l’operazione è un gigantesco e gentile eufemismo, che trovo catturante.

Other posts on the love doll theme, see January 1st and also January 2nd, 2011

Thx Ross!

domenica 2 gennaio 2011

Other still lovers - La poupée automate


La poupée automate, i.e. the automaton doll, and we don’t know yet if it’s a sex doll – incredibly acted by an actress as a double – is starring in one of the most moving episodes of Federico Fellini’s Casanova. The now old Seducer dances with her, then wants to know how she is done, and inevitably possesses her in a powerful crescendo of solitude. Hence, are these dolls, as eternal still lovers, the last defeat for lonely people, are they an ultimate resource, or rather an useful dreadful illusion?
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La poupée automate, ovvero la bambola meccanica, che ancora non sappiamo se sia una bambola erotica o no – incredibilmente animata da un’attrice come controfigura – è la protagonista di uno degli episodi più toccanti del Casanova di Fellini. L’ormai invecchiato Seduttore danza con lei e poi vuole sapere come è fatta e inevitabilmente la possiede, in un crescendo potente di solitudine. Da qui il pensiero se qste bambole, eterne mute amanti, siano per gente sola la definitiva sconfitta, l’ultima risorsa, o piuttosto un’utile raggelante illusione?

Casanova : Donald Sutherland
La poupée automate: Adele Angela Lojodice

View the scene * la scena, da vedere

sabato 1 gennaio 2011

Still Lovers


What do you see at first sight? What I did see, I’ll tell you later. Elena Dorfman, author of these images depicting the intimate and domestic lives of men and women who live with life-sized silicone sex dolls, saw remarkable beauty in such an under-examined subject. “Just by keeping the line of inquiry open” - these are the artist’s words - “I have been able to make images that raise questions.” Yes, questions. Like where is the aberrant in living with (and feeding, fitting, dressing etc…) a Real Doll – since it’s declaredly a sex doll, a still lover. Like what is intimacy, something shared in a couple or something unilateral, hidden, silent, then shown off to an audience thru the photographer. Or like where is the difference between a sex doll and an anatomically correct doll, is it a behavioural-dimensional one? What actually impressed me at first sight, as a punctum in R. Barthes’ meaning, was the dolls’ “flesh”, with flaws and dents and welding lines, so similar to scars on human skin. So fragile.


Cosa vedete a prima vista? Cos’ho visto io, ve lo dico dopo. Elena Dorfman, autrice di qste immagini sulla vita intima e domestica di uomini e donne che vivono con bambole erotiche di silicone a grandezza naturale, ha saputo vedere una notevole bellezza in un soggetto così poco trattato. “Semplicemente lasciando aperta la linea dell’indagine” – sono parole dell’artista – “sono riuscita a realizzare immagini che pongono delle questioni.” Questioni, sì. Tipo dov’è l’aberrazione nel vivere (e nutrire, acconciare, vestire, etc) una Real Doll – che è dichiaratamente una bambola per fare sesso, una muta amante. O tipo che cos’è l’intimità, qualcosa di condiviso in una coppia o piuttosto qualcosa di unilaterale, nascosto, silenzioso, poi però dato in pasto ad un pubblico per mezzo del fotografo. O tipo dov’è la differenza tra una sex doll e una bambola anatomicamente corretta, è una differenza di comportamento e scala dimensionale? In realtà ciò che ha più impressionato me a prima vista, come un punctum in senso barthesiano, è stata la “carne” delle bambole, con difetti e taglietti e linee di saldatura, così simili a cicatrici su pelle umana. Così fragile.


Punctum: an additional, not necessarily intentional element in a photo that is emotionally moving YOU. * Punctum: un elemento che in una foto sia supplementare, non necessariamente intenzionale, ma capace di toccarti emozionalmente.


Elena Dorfman, STILL LOVERS. Some of them now in Milan, at Triennale.
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