venerdì 27 agosto 2010

Faced up


Tammy & Tammy. Juicy duo. Tammy, so much a first 60s doll, is supposed to look like a young miss. Actually her features are childish but her mouth results sexy, her outfits are prim and proper, but her breast is there, just suggested. Definitely seductive ingredients. A propos dolls’ breasts, we recently had a fab ppt presentation by top Italian collector and Doll Collectors’ Club Italia president Antonio Russo, who compared dozens of doll breast morphologies to discover the underlying visions of woman (and man!), body, sex appeal, behaviour and ideals intentionally or unintentionally “taught” by manufacturers to their dolls’ final owners.
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Tammy & Tammy. Succoso duo. Tammy, una bambolina così tanto primi anni ’60, si suppone abbia l’aspetto di una signorina. In realtà i suoi tratti sono infantili ma la bocca risulta sexy, i suoi abiti sono castigati, ma il suo seno c’è, appena accennato. Insomma, ingredienti che seducono. A proposito di seno e di bambole, abbiamo assistito di recente a “Le bambole prese di petto”, di Antonio Russo, top Italian collector e presidente del Doll Collectors’ Club Italia: qsta presentazione ha comparato decine di seni e petti di bambola per scoprire le sottostanti visioni di donna (e di uomo!), corpo, sex appeal, comportamento e ideali intenzionalmente o involontariamente insegnati dai produttori ai loro utenti finali delle bambole.

giovedì 26 agosto 2010

Comparatively



Someone said this (i.e. images like this) is serial-killerish and might concern a forensics specialist, but many people collect and compare – some of them, collect compare and share - and dolls’ bodies are per se the ideal stuff for conducting such comparative experiments. Open/closed mouths, facial expressions, complexion shades, joints, dimensions. Which idea of the “persona” is to be meant behind each doll, we don’t know. And I like to feel free to believe it can be anything.
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Qualcuno diceva che ciò (immagini come qsta) siano un po’ da serial killer e siano più di competenza di uno specialista forense, ma molte persone collezionano e comparano – alcuni anzi collezionano, comparano e condividono – e peraltro i corpi delle bambole sono di per sé materiale ideale per tali esperimenti comparativi. Bocche aperte/chiuse, espressioni facciali, sfumature della carnagione, giunti, dimensioni. Quale idea della “persona” sia da intendere dietro ciascuna bambola, non sappiamo. A me però piace sentirmi libera di credere che possa essere qlla che si vuole.

© rince_77 on flickr

lunedì 23 agosto 2010

Poseable



Not a puppet. Nor a stuffed doll. Nor a pijama party Barbie… the soft type, you know. No. This is a Mongolian contorsionist young girl busy with her hard daily practice… maybe her daily torture in a squalid gym - aiming for a future gold medal - an effort kinda folding her in 2 parts. When I was a child I liked to play with super-poseable dolls, they were acrobatic and made impossibilia against gravity. But now I can’t watch this exercise without angst.
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Non un pupazzo. Non una bambola imbottita. Nemmeno una Barbie pigiama party, qlle mollicce. No. Qsta è una bambina contorsionista in Mongolia, impegnata nel duro allenamento quotidiano… la sua tortura quotidiana, magari, in una brutta palestra – in vista di una medaglia d’oro – uno sforzo che la piega in 2 parti. Quand’ero piccola mi piaceva giocare con bambole snodatissime, erano acrobatiche e facevano impossibilia a dispetto della forza di gravità. Ma ora non riesco a guardare qsto esercizio senza angoscia.

Ph Marco van Duyvendijk, Contortionist, Mongolia, 2004

sabato 21 agosto 2010

miSPLICEing

Don’t know very much about the movie SPLICE, a 2009 sci-fi plot with generations of semi-human GMO creatures seeing the light in this world. However, I happened to view some images of such creatures: it’s the always irresistible tòpos of the extent where deformity, humanity, tenderness, evil and vulnerability make a misplacing mix. I had the impression they were strange figurines or mutant dolls. Soon I discovered that someone is already OOAK-making such dolls!



Non so molto del film SPLICE, una storia fantascientifica del 2009 con generazioni di creature OGM semi-umane che vedono la luce in qsto mondo. Però mi è capitato di vedere alcune immagini di tali creature: è il sempre irresistibile tòpos del limite verso cui deformità, umanità, tenerezza, male e vulnerabilità convergono in un mix spiazzante. Ho avuto l’impressione come di strane figurine o bambole mutanti. Presto ho scoperto che qualcuno sta già OOAK-realizzando bambole del genere!

+ on the movie

venerdì 20 agosto 2010

Plastic Percentage



Another celebrity doll. Or better, another figurine, this one in the likeness of Victoria Silvestedt. Like all the allegedly sexy figurines, she has loooong legs, round pin-up breast, suggestive facial expression and the too much seen parishiltonian pose of balancing on one leg to make a better total body show-off. The person who reported to me this image also noticed that figurine and related human original might bear the same % of plastic in their bodies.
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Un’altra celebrity doll. Anzi, un’altra figurina, qsta qui con le sembianze di Victoria Silvestedt. E come tutte le figurine che si suppongono sexy, ha gambe luuuunghe, seno tondeggiante da pin-up, espressione allusiva e la stravista posa stile parishilton di bilanciarsi su una gambetta per meglio esibirsi a tutto corpo. La persona che mi ha segnalato qsta immagine notava altresì che la figurina e il relativo originale umano probabilmente contengono la stessa percentuale di plastica.

martedì 17 agosto 2010

Captatio benevolentiae


This is a double “captatio benevolentiae”, i.e. “reaching after favour”, but also a political-dollcultural connection. Latin apart, pls check Michelle’s dress. The pic dates mid August 2010, in these very days. Doesn’t it look like a savvy homage from the current First Lady to a past First Lady? Check Jackie Kennedy’s look during a State visit to Rajastan in the 60s. Something sober, safe and reassuring – moods we all need - and at the same time, a moderate message to US citizens. And isn’t this also a captatio benevolentiae from me to those vintage collectors so picky with details? Just check Barbie’s orange belle dress in the round pic – thus closing the circle.
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Questa è una duplice “captatio benevolentiae”, cioè gesto per accattivarsi la simpatia, ma anche una connessione politico-dollculturale. Latino a parte, si noti il vestito di Michelle. L’immagine data metà agosto 2010, qsti stessi giorni. Non sembra un accorto omaggio dall’attuale First Lady ad una passata First Lady? Basta un’occhiata al look di Jackie Kennedy durante una visita di Stato in Rajastan negli anni ’60. Qualcosa di sobrio, sicuro e rassicurante – stati d’animo di cui tutti abbiamo bisogno – e al tempo stesso, un moderato messaggio ai cittadini americani. E qsta non è anche una captatio benevolentiae da parte mia verso quei collezionisti di vintage precisini? Basta guardarsi il vestito arancione “belle dress” di Barbie nell’immagine tonda – per chiudere il cerchio.

lunedì 16 agosto 2010

Disturbing Dollies

“Bamboline Disturbanti”, i.e. Disturbing Dollies, is not my judgement (although I could agree), but the original title of this excellent portfolio designed by Maurizio Andreuccetti. Now, notice that what you see are not actually dolls, but fashion sketches – OK, maybe a fashion doll collection, if you want. Why dollies? Because of their articulated hyperaccessorized kinky look, inspiring a sort of deceptive and dangerous tenderness? Why disturbing? Because of their spiky bony unreal hypnotic bodies? Pls read the previous post here below, to get a wider perspective.

“Bamboline Disturbanti” non è un mio giudizio (anche se potrei essere d’accordo), ma il titolo originale di qsto eccellente portfolio disegnato da Maurizio Andreuccetti. Ora, si noti, qlle che si vedono non sono in realtà bambole, ma schizzi – OK, magari schizzi di una collezione per fashion dolls, volendo. Perché bamboline? Per il loro aspetto articolato iper-accessoriato provocante e ispiratore di una certa ingannevole e pericolosa tenerezza? Perché disturbanti, per i coloro corpi appuntiti ossuti irreali ipnotici? Si prega di leggere il post precedente qui sotto, per ampliare la prospettiva.

© Copyright Maurizio Andreuccetti, All Rights Reserved

domenica 15 agosto 2010

Apologies required


Looks like she weighs 32 Kilos. She doesn’t. Looks like she’s making an apology of anorexia. She’s not. Looks like she will have an absurdly flexy, elongated, smooth and plastic doll body, like Model Muse or Leggy doll, or so. She won’t. This human image has been simply and heavily photoshopped. It belongs to “Zweiunddreissig Kilo” (i.e. 32 Kilos), a project by photographer Ivonne Thein, who took the risk to portray normal models and then to digitally retouch their images in order to obtain a disturbing exaggeration – and I underline disturbing. No apology of skinny beauty, but I’d rather say a shocking way to require apologies from the contemporary hypocrites in the image culture (and fashion and advertising and showbiz) talking about healthy lifestyle and actually promoting real body prisons. “32 Kilos” is about the body as a prison indeed.
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Ha l’aria di pesare 32 Kg. Ma non li pesa. Sembra fare l’apologia dell’anoressia. Ma non la fa. Avrà un corpo assurdamente flexy, allungato, liscio e plasticoso da bambola, tipo Model Muse, Leggy o simili. Ma invece no. Questa immagine umana è semplicemente stata ritoccata di brutto. Fa parte di “Zweiunddreissig Kilo” (i.e. 32 chili), un progetto della fotografa Ivonne Thein, che si è assunta il rischio di ritrarre modelle normali e poi di intervenire col ritocco digitale così da ottenere un’esagerazione disturbante – sottolineo disturbante. Non un’apologia delle bellezza pelle-ossa, ma piuttosto, direi, un modo scioccante per esigere delle scuse dagli ipocriti contemporanei della cultura dell’immagine (e della moda e della pubblicità e dello spettacolo) che parlano di stile di vita tutta salute per poi in realtà promuovere autentiche prigioni del corpo. “32 chili” parla del corpo come prigione, davvero.

thx moviematica!

venerdì 13 agosto 2010

Sweet aftertaste


Beauties, beasts, brides, bj attempts and whatever shocking or just kinky and acted by figurines you can imagine on yr cake. Barbie & Ken included – and not in a sugary version. These assorted wedding cake toppers are also a reflection of the taste, or an aftertaste of our Zeitgeist. Who want to be the first to dip their fingers in the cream?
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Belle, bestie, spose, tentativi di fellatio e qualsiasi cosa di scioccante o soltanto provocante e recitato da figurine possiate immaginare sulla vs torta. Barbie & Ken inclusi – e non in versione zuccherosa. Qste decorazioni assortite per torte nuziali sono anche un riflesso del gusto, o volendo un retrogusto del ns Zeitgeist. Chi vuole essere il primo a mettere il dito nella panna?

Thx to Moviematica

giovedì 12 agosto 2010

AndroGiny. Or?


A doll named “Androginy” already exists. Androginous look, fine feminine features, a shy ambiguity. But more interestingly, many hyperfashionistas dolls instead, in their exaggerated feminity - clothing, make-up, hairdo, proportions and allure - are more ambiguous, if not more transgenderish then ever. Jason Wu’s dolls well represent this aesthetics and sell incredibly well in the adult male collectors’ community. This pic set by Noemi Israel captures the very character of these dolls in a nude shooting.
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Una bambola chiamata “Androginy” esiste già. Look androgino, fini tratti femminili, una timida ambiguità. Invece, in modo più interessante, molte bambole iperfashioniste, nella loro femminilità esagerata – abbigliamento, make-up, pettinatura, proporzioni e portamento – sono più ambigue ancora, per non dire più transgender che mai. Le bambole di Jason Wu sono ben rappresentative di qsta estetica e vendono incredibilmente bene nella community dei collezionisti uomini adulti. Qsto set di immagini di Noemi Israel cattura il carattere autentico di qste bambole in scatti di nudo.

giovedì 5 agosto 2010

We are dolls, too


“We are dolls, too”. This is in response to “Quali cose siamo” ( i.e. “which things we are”), an unpredicted selection of contemporary, non institutional design objects and artefacts – a creative world, featuring common use items and unique pieces, somehow parallele to the mainstream design production - now on exhibition at Triennale Design Museum here in Milan. How many dolls, doll houses, doll-scaled models, toys and toyful objects I’ve seen. I warmly suggest you visit it too, before Feb 27th 2011.
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“Siamo anche bambole”. Qsto per rispondere a “Quali cose siamo”, una selezione imprevista di oggetti e manufatti contemporanei di un design non istituzionale – un mondo di creatività pieno di oggetti di uso comune e di pezzi unici, parallelo in qualche modo alla principale produzione di design – ora in mostra al Triennale Design Museum qui a Milan. Quante bambole, case di bambola, modellini in scala di bambola, giocattoli e oggetti giocattolosi ho visto. Visita caldamente suggerita, prima del 27 febbraio 2011.

PS ... a blurred bunch of Lenci dolls in the glass cabinet * ...uno sfocato gruppo di bambole Lenci nella teca

"Quali cose siamo" Dir. Silvana Annicchiarico; Scientific Director Alessandro Mendini; Exhibition Design Pierre Charpin

domenica 1 agosto 2010

Flirting with the myth


This is Chan Park’s hand holding and showing us one of his most recent repaints. It takes a special gift to obtain such a lifelike look and flirting glance in a male doll. The mythical idea of creating something, oh no, someone alive and unique and with an erotic power is involved in this makeover process. I think this theme deserves further study: the myth downscaled to handy dimensions – in other words, God-playing.
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Qsta qui è la mano di Chan Park che tiene e ci mostra uno dei suoi repaints più recenti. Ci vuole un dono fuori dall’ordinario per ottenere un aspetto così vero e uno sguardo così seducente in una bambola maschile. L’idea mitica di creare qualcosa, oh no, qualcuno di vivo e unico e provvisto di potere erotico è connessa a qsto processo realizzativo. Credo che qsto tema meriti ulteriore studio: il mito ridimensionato ad una scala maneggevole – il giocare alla Creazione.

+ by Chan Park
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