Visualizzazione post con etichetta doll scale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta doll scale. Mostra tutti i post

mercoledì 30 gennaio 2013

Bubble-bathing dolls


I find this work by Korean artist Kim Joon something just amazing. "Red bubble" is its title, and it's something so dollcultural in proportions (cm 100 x cm100, which means that the bathing body is a 1:6 scaled - fashion doll size par excellence), and so much about the human body in its fullness and functions and fetish-potential. I ignore the artist's very intentions, but that red fluid is not evocative of blood to me - rather, cassis syrup or something similar, possibly delicious.
*
Trovo questo lavoro dell'artista coreano Kim Joon qualcosa di stupefacente. Si intitola "Red bubble", ed è qualcosa di così dollculturale nelle proporzioni (cm 100 x cm100, il che vuol dire che quello della bagnante è un corpo in scala 1:6, misure da fashion doll par excellence) e così tanto riferito al corpo umano nella sua pienezza, funzioni, potenziale feticistico. Ignoro quali fossero al riguardo le vere intenzioni dell'artista, ma il liquido rosso non mi evoca il sangue - piuttosto, uno sciroppo di ribes o qualcosa di simile, possibilmente di delizioso.

thx Carlo Porrini :-)
 

lunedì 10 ottobre 2011

Cultural collision


CRASH! A tiny South Korean building, somehow parachuted from the sky, has smashed into a 19th century American mansion, filling a ground-floor room with debris. And all of us are shocked viewers of this collision. Not a real collision, but rather a doll-scaled hyperdetailed cultural one, named “Fallen Star 1/5”, by Korean artist Do Ho Suh, now exhibiting at Los Angeles LACMA. We might take this like a metaphor of immigration, with the artist saying: "It's my personal journey from Korea to the U.S. and the story of the house that came along with me, or brought me here." The house itself, and its photosensitive resin prototypes are both breathtaking.


CRASH! Una casetta sudcoreana, in qualche modo paracadutata dal cielo, si è schiantata su una casa americana dell’800, riempiendo di macerie tutta una stanza al pianterreno. E noi tutti, scioccati, ad osservare questa collisione. Non una collisione reale, ma piuttosto una collisione culturale in scala bambolare e iperdettagliata opera dell’artista coreano Do Ho Suh, dal titolo “Fallen Star 1/5”, ora in mostra al LACMA di Los Angeles. Potremmo prenderla come una metafora dell’immigrazione, con l’artista che dice: “È il mio viaggio personale dalla Corea agli USA e la storia della mia casa che è venuta via con me, o che mi ha portato qui.” La casa stessa, e i relativi prototipi in resina fotosensibile sono da lasciare senza fiato.

+ > on flaworwire

venerdì 27 maggio 2011

Framed in 1:6 scale

Back to Benedetta Alfieri’s works (s. May 22nd post), and back to the artistic choice of reducing and framing her photos in doll scale – i.e. in 1:6 scale. I asked the artist, and she replied in an informal conversation (Italian only, sorry) it’s a deliberate choice, implying a substantial question we can summarize in: “which are the dimensions of an image? What we recognize as an “absent body” depends on what we see, or on the dimension of what we see?”. IMO, the framed outfit in doll scale is as powerful and evocative as the full scale one. It’s a replacement, an announcement, sthg potential and awaiting or sthg archived as well.
For English speaking readers, the topic is developed in an interesting paper by Ruggero Pierantoni


Torno ai lavori di Benedetta Alfieri (v. post del 22 maggio) e torno alla scelta artistica di ridurre e incorniciare le sue foto in scala bambolare – cioè in scala 1:6. Ho chiesto all’artista, e lei mi ha risposto in una conversazione informale (che pubblico qui con il suo consenso) che sì, è una scelta deliberata e implica una questione fondamentale evidenziata qui sotto. Per me, il piccolo vestito incorniciato in scala bambolare è tanto potente ed evocativo quanto qllo in scala naturale. È come un rimpiazzo, un annuncio, qualcosa di potenziale e in attesa o qualcosa di archiviato. Tanto quanto qllo vero.

“le dimensioni dei formati sono deliberate scelte di linguaggio artistico e non dettate dal caso.
La ricerca fotografica sul corpo - o sull'assenza del corpo - che ha visto esposta a MIA fair, lavora da una parte sulla dimensione 1:1 e sul fatto che la fotografia sia una traccia del reale, suggerendo così corrispondenza e ambiguità tra l'oggetto e l'immagine dell'oggetto; dall'altra parte, lavora su un' altra dimensione riproponendo un modello "noto", quello della Barbie, giocando su senso di straniamento percettivo. Il progetto fotografico pone infatti, tra le altre, un'interessante questione: quali sono le dimensioni di un'immagine? ciò che riconosciamo come "corpo assente" dipende da ciò che vediamo o dalla dimensione di ciò che vediamo? l'oggetto fotografato rimane abito quando ha le stesse dimensioni di un corpo umano? o è corpo assente? e quando la dimensione è ridotta è ancora umano quel corpo, seppur assente, o inevitabilmente ricorriamo ad un altro senso che non è forse più solo visivo?


Sulle questioni qui accennate le segnalo un interessante testo critico di un noto studioso di percezione”


ph: Benedetta Alfieri’s works exhibited in Bergamo VS Me ‘n my dolls OOAK outfit

domenica 15 maggio 2011

A doll-scaled bodyscan



It’s almost a mini-me, but it isn’t. What you see in the pic, i.e. the b/w doll-dimensioned thing, is a 3D body-scan automatically transformed in a plaster sculpture by Karin Sander. It's been exhibited at “Principia”, a curious free entrance event about science and its principles hosted last month here in Milan during the tentacular Design Week. On a closer inspection, the statuette reveals in vertical section all the subtle layers - I’d say like innumerable isohypsae - determining not only its volume and proportions, but also its incredible resemblance with the living person portrayed. So, it’s like scanning and exactly miniaturizing somebody. Making their portrait in form of a statuette. Making them a doll. Making them ethernal. So, must we confront ourselves with the digitalized body issue when talking about doll bodies? Are dolls going digital? Probably yes. Years ago, when searching info about the JAKKs dolls experience, I read their pink and tonic body was kinda collage of digitalized perfect bodies – really was it? No counterevidence. Sex dolls are digitally designed, too. Miniaturizing the loved one(s) was one of my creative dreams when I was a little girl. That’s why I was so impressed seeing Karin Sander’s 3D mini bodyscans. It’s another God-game.

*
Si direbbe una mini-me, ma non lo è. Quella che vedete nella foto, cioè l’oggetto in b/n di dimensioni bambolari, è la scansione tridimensionale di un corpo automaticamente trasformata in una sculturina di gesso da Karin Sander, e presentata a “Principia”, un curioso evento a ingresso libero ospitato il mese scorso qui a Milano durante la tentacolare Design Week. Ad un esame ravvicinato, la statuetta rivela in sezione verticale dei sottili strati – come innumerevoli isoipse – che ne determinano non solo il volume e le proporzioni, ma anche l’incredibile somiglianza con la persona vivente ritratta. Insomma è come scannerizzare e miniaturizzare esattamente una persona. Farne il ritratto in forma di statuetta. Farne una bambola. Renderla eterna. Dobbiamo dunque confrontarci con l'argomento del corpo digitalizzato quando parliamo dei corpi di bambola? Le bambole stanno diventando digitali? Sì, probabile. Anni fa, cercando info sull’esperienza delle bambole JAKKS, leggevo che il loro roseo e tonico corpo era una specie di collage di corpi perfetti digitalizzati – lo era veramente? Non ho controprove. E le sex dolls sono anch’esse progettate digitalmente. Quando ero piccola, uno dei miei sogni era miniaturizzare chi mi piaceva. Ecco perché mi ha fatto così impressione vedere le miniscansioni in 3D di Karin Sanders. Perché è un altro gioco della Creazione.


Ph MCC, br1dotcom from flickr (grazieeee)

mercoledì 29 dicembre 2010

Microsculptures. Microscaled.


… the dolls of the dolls of the dolls of the dolls. At least 4 scale-steps. These works are Willard Wigan’s microsculptures, spotted in a serendipitous moment. Paradox-dolls, characters, resized celebrities (what a lesson to them!) or fantasy creatures (not my genre, but they hunt me) in the eye of a needle, on a diamond, on a pin head, on a razor edge, on a eyelash. You can even get a dolls house for microbic inhabitants. Or you can also get camels in the biblical eye of a needle if you just need to be a little bit polemical.


Le bambole delle bambole delle bambole delle bambole. Almeno 4 livelli di scala. Qste opere sono le microsculture di Willard Wigan, scoperte in un momento di serendipità. Bamboline paradossali, personaggi o celebrità ridimensionate (che lezione per loro!) o creature fantasy (non il mio genere, ma mi perseguitano) nella cruna di un ago, su un diamante, sulla capocchia di uno spillo, sul filo di un rasoio, su una ciglia. C’è anche una dolls house per bambole-microbi. O si può anche avere cammelli nella biblica cruna di un ago se giusto avete voglia di essere un po’ polemici.

giovedì 9 dicembre 2010

Sitting bodies


Found the doll-scaled connection between Panton chair anf Him/Her revisitation by Fabio Novembre. It’s Catia Destro’s entry in the recent contest by Doll Collectors’ Club Italia, METAMORFOSI. From closer: where the original Panton is an essential, flat, curved, curvy and self-standing band and Novembre’s interpretation is all about grafting onto it the flawless and erotic mould of the archetypal male/female perfect bodies, Catia takes a headless, painted, sitting Barbie body and transforms it into a chair. To summarize: nude chair, body-insertion or pure body are three ways of sitting. To satiate the doll collector who already can have a design chair for his dolls thanks to Vitra Design Museum or Catia Destro’s articraft, still I only have to investigate if a possible 1:6 Him/Her prototype has ever been made.




Trovata la connection tra la Panton chair e la versione rivisitata della stessa, ovvero Him/Her di Fabio Novembre: è l‘opera di Catia Destro per il recente contest METAMORFOSI di Doll Collectors’ Club Italia. Più da vicino: laddove la Panton originale è come un’essenziale banda – piatta, curvata, sagomata e autoreggente e mentre l’interpretazione di Novembre è incentrata sull’innesto in essa del calco impeccabile ed erotico dei corpi perfetti maschile/femminile, Catia prende invece un corpo di Barbie acefalo, dipinto e seduto e ne fa una sedia. Riassumendo: una nuda sedia, un’inserzione di corpi, un puro corpo sono tre possibilità di seduta. Per gratificare del tutto il doll collector, che già può avere una sedia di design per la sua Barbie tramite Vitra Design Museum o il manufatto di Catia Destro, rimane solo da investigare se un possibile prototipo in scala 1:6 della Him/Her sia mai stato fatto.

venerdì 19 novembre 2010

Perfect parodies


Beyond being a visual artist, a top-OOAKer and a MOD specialist, Mauro Marchetti aka meandmydolls has an unmistakable spirit in subverting and swapping doll scales, personas and outfits. It takes an uncommon culture, plus irony and humour to do so. The result is unique. Please enjoy this Tutti doll with her small alien friend, perfectly parodying the vintage astronaut Barbie – and we mean 1965 Miss Astronaut, not this year’s repro (not shown here, it's too much everywhere).

*
Oltre ad essere un visual artist, un OOAKer e uno specialista dell’epoca MOD, Mauro Marchetti alias meandmydolls ha uno spirito inconfondibile nel sovvertire e scambiare le scale delle bambole, i personaggi, i vestiti. Ci vuole una cultura non comune, più ironia e humour per farlo. Il risultato è unico. Godetevi questa Tutti con piccolo amico alieno, perfetta parodia di Barbie astronauta – Miss Astronaut del 1965, non la repro di qst’anno (che è già dappertutto).

giovedì 5 agosto 2010

We are dolls, too


“We are dolls, too”. This is in response to “Quali cose siamo” ( i.e. “which things we are”), an unpredicted selection of contemporary, non institutional design objects and artefacts – a creative world, featuring common use items and unique pieces, somehow parallele to the mainstream design production - now on exhibition at Triennale Design Museum here in Milan. How many dolls, doll houses, doll-scaled models, toys and toyful objects I’ve seen. I warmly suggest you visit it too, before Feb 27th 2011.
*

“Siamo anche bambole”. Qsto per rispondere a “Quali cose siamo”, una selezione imprevista di oggetti e manufatti contemporanei di un design non istituzionale – un mondo di creatività pieno di oggetti di uso comune e di pezzi unici, parallelo in qualche modo alla principale produzione di design – ora in mostra al Triennale Design Museum qui a Milan. Quante bambole, case di bambola, modellini in scala di bambola, giocattoli e oggetti giocattolosi ho visto. Visita caldamente suggerita, prima del 27 febbraio 2011.

PS ... a blurred bunch of Lenci dolls in the glass cabinet * ...uno sfocato gruppo di bambole Lenci nella teca

"Quali cose siamo" Dir. Silvana Annicchiarico; Scientific Director Alessandro Mendini; Exhibition Design Pierre Charpin

domenica 1 agosto 2010

Flirting with the myth


This is Chan Park’s hand holding and showing us one of his most recent repaints. It takes a special gift to obtain such a lifelike look and flirting glance in a male doll. The mythical idea of creating something, oh no, someone alive and unique and with an erotic power is involved in this makeover process. I think this theme deserves further study: the myth downscaled to handy dimensions – in other words, God-playing.
*
Qsta qui è la mano di Chan Park che tiene e ci mostra uno dei suoi repaints più recenti. Ci vuole un dono fuori dall’ordinario per ottenere un aspetto così vero e uno sguardo così seducente in una bambola maschile. L’idea mitica di creare qualcosa, oh no, qualcuno di vivo e unico e provvisto di potere erotico è connessa a qsto processo realizzativo. Credo che qsto tema meriti ulteriore studio: il mito ridimensionato ad una scala maneggevole – il giocare alla Creazione.

+ by Chan Park

sabato 17 luglio 2010

IKEAstic


“Icastic” is said of sthg realistic and incisive. Just like this fake, doll-scaled, ultra-detailed IKEA-style room seen on flickr - hence IKEAstic, indeed. As I’m not meringuish or too much Victorian when it comes to styles, I prefer irony and essential lines. Say, like the minimalist architecture of Brinca Dada’s doll houses, although the manufacturer didn’t respond to my admirative email.


Dicesi “icastico” di qualcosa che sia realistico e incisivo. Come qsta falsa stanza stile IKEA, in scala bambolare e dettagliatissima vista su flickr – da qui IKEAstica, davvero. Visto che non sono meringhista o vittoriana quando si tratta di stili. Prediligo l’ironia e le linee essenziali. Diciamo, tipo l’architettura minimalista delle case per bambole di Brinca Dada, nonostante non abbiano risposto alla mia mail ammirativa.

X Brinca Dada, thx Moviematica and yr new blog

giovedì 25 febbraio 2010

Non miniaturizable


I hardly believe that one can miniaturize this to doll-scale: the swirl of a mesh stocking on a foot in a hurry to wear wonderfully bead-encrusted sandals, and make heads turn on a catwalk.
*
Fatico a credere che si possa miniaturizzare in scala bambolare qsto: lo svirgolamento di una calza a rete su un piede frettoloso di indossare sandali incrostati di perline, per far girare le teste su una passerella.

Ph Reuters, Milano Moda Donna, Elena Mirò show

mercoledì 24 febbraio 2010

Plink!


A side effect of contemporary doll collecting – well known by collectors, not noticed by noncollectors - is travelling with dolls and making them sort of interpreters of the travel experience. This trend is pretty followed and increasing on flickr, with the consequent interaction among users: “like” flags, notes, comments, threads, groups etc etc. Now, not all the authors are as humorous (the doll couldn't find a toilet, so she's using a glass) and formally interesting as tibiloo - from Japan in the exemple here. I invite you to explore this and many other doll-scaled travel reportages.
*
Un effetto collaterale del collezionismo di bambole contemporaneo – ben noto ai collezionisti, non notato dai noncollectors – è il fatto di viaggiare con le bambole e farne degli interpreti dell’esperienza di viaggio. Questa tendenza è alquanto seguita e crescente su flickr, con la conseguente interazione tra utenti: “like”, notes, comments, threads, gruppi etc etc. ora, non tutti gli autori sono così ricchi di humour (la bambola non ha trovato una toilette, perciò usa il bicchiere) e altrettanto interessanti da un punto di vista formale come tibiloo – dal Giappone nell’esempio qui accanto. Vi invito ad esplorare qsto, e molti altri reportage di viaggio in scala bambolare.

giovedì 13 agosto 2009

A subtle complicity

These images from Vanity Fair’s last week issue show how presenting human scale fashion through doll photos has become part of our visual categories. Yes, mixing human 1:1 scale and doll photoshopped articulations is something familiar to us. But, I was reflecting, this makes a very interesting point: a) that it happens frequently b) that magazine readers are in subtle complicity with it, and c) that it is not being considered a childish thing to do on a magazine with an adult readership…

Queste immagini da Vanity Fair della scorsa settimana mostrano come presentare la moda femminile tramite foto di bambole sia diventato parte delle nostre categorie visuali. Sì, mixare scala umana 1:1 e bambole con le articolazioni photoshoppate ci appare familiare. Ma riflettevo che sta appunto in qsto il fatto interessante: a) che accade spesso, b) che i lettori ne sono sottilmente complici e che c) non la si considera una bambinata in un giornale fruito da adulti…
(thx, T!)

venerdì 11 gennaio 2008

Figure what…


A doll is a “figurine” in many ways. Also etymologically, for more languages (see the very first post on this blog). However, many dolls are so realistic, that you would believe them real, except for their doll scale. So what, when the scale is distorted, and an artist makes a figure which is impressingly human-like and detailed, but oversize?? We realize, we become his toys. (What you see in the pic, is NOT a Reborn doll, OK?)
*
Una bambola è, per molti aspetti, una “figurina”. Anche etimologicamente, in alcune lingue (v. primissimo post di qsto blog). Però, molte bambole sono così realistiche da crederle reali, a parte la loro scala bambolare. Cosa succede allora quando la scala viene distorta, e un artista crea una figura che è umana in modo impressionante, e ricca di dettagli, ma fuori misura? Ci accorgiamo di diventare noi i suoi giocattoli. (E qlla che vedete in foto, NON è una bambola Reborn, Ok?)

+ > http://www.metacafe.com/watch/816457/ron_mueck/

lunedì 2 luglio 2007

Dollspotting 02


Clearly, it’s not a doll. Not at all. But it’s in doll scale and anthropomorphic enough to intrigue me, I mean the little white callipygian creature (?) peeking in the refrigerator featured in URS FISCHER’s work, "Cutting a Cake With a Hammer".
*
Chiaro che non è una bambola. Ma è in una scala bambolare e sufficientemente antropomorfa da incuriosirmi, la bianca creaturina (?) callipigia che sbircia dentro il frigo di un’opera di URS FISCHER intitolata "Cutting a Cake With a Hammer".

+ > http://www.museion.it/ita/173.html
Custom Search