Visualizzazione post con etichetta contemporary art. Mostra tutti i post
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giovedì 13 marzo 2014

Carved Curves




Beyond paper dolls, beside Cardboard Ladies. Taking inspiration from Christian Tagliavini's Dame di Cartone, the blogger(s) named Sabine & Pierre-Paul Manosque 1) crafted doll-sized finely printed cardboard dresses, 2) created backgrounds to match and 3) made a beatiful shooting of these vinyl girls in bidimensional outfits. Please enjoy the full story, here. But what I really love, is how influencing and impactful a creative idea can reveal, how generous, alive and unpredictable the development of its interpretations. Knowing him, I wonder whether Christian, when he invented his series with models clad in papercut paradigmatic costumes, already wanted to create a visual statement. However, the Manosques just didn't imitate him, but translated the mood and the method in a different scale - a dollcultural one, this time - and challenged the deceptive passage from 2 to 3 dimensions as well.







Oltre le bambole di carta, accanto alle Dame di cartone. Ispirandosi appunto alle Dame di Cartone di Christian Tagliavini, i blogger chiamati Sabine & Pierre-Paul Manosque hanno 1) confezionato abiti da bambola in cartone finemente stampato 2) creato sfondi coordinati e 3) realizzato un magnifico shooting qste ragazze di vinile bidimensionalmente vestite. Godetevi l'intero servizio, qui. Ma ciò che veramente amo è quanto influente e d'impatto possa rivelarsi un'idea creativa, quanto generoso, vivo e imprevedible lo sviluppo delle sue interpretazioni. Conoscendolo, mi chiedo se Christian, quando ha inventato la sua serie con modelle abbigliate in costumi paradigmatici ritagliati, già volesse creare un punto di riferimento visuale. I Manosque cmq non l'hanno imitato, ma hanno tradotto il mood e il metodo in una differente scala - dollculturale, stavolta - e hanno così sfidato anche loro l'ingannevole passaggio tra le 2 e le 3 dimensioni.

domenica 5 gennaio 2014

ADOLLrable 2014, maybe

After a long #dollcultural silence, only occasionally interrupted by short posts here and at least nourished by a more interactive activity on facebook and an even more intense real life, a few bits and pieces from the past year, trying to imagine an aDOLLrable 2014, too. I commit myself to other dollcultural explorations in doll-contiguous realms.


An architectural OOAK doll house. This one, by Adjaye Associated, in collaboration with Base Models and the artist Chris Ofili, is the most doll-housish of all. It's part of a charity auction to raise funds for KIDS, an association supporting disabled children and their families. The other projects were, in my opinion, mostly too self-referential to the architect's mood - not attractive, not usable, not made for play. More in this gallery.



The eternal idea of double, Doppelgänger, mini-me, finds now a new name in "selfie". And OK, dolls can be selfies. Some of them are statuettes, some are BJDs, and incredible looalike of their human original. Would you immortalize yourself or a beloved one in a doll? Or are you allergic to fetishes? 


Leaving lookalikeness apart, there is something extremely languid and introspective in certain OOAK dolls, possibly not made for play - or who said it, who knows? This is the case with my articulated resin doll by Veronica Menna aka Strawberryjdolls. When you hold her in your hands, you would say she's made with little, lovely bones.
 *
Dopo un lungo silenzio #dollculturale, solo occasionalmente interrotto da brevi post qui sul blog, e almeno alimentato da un più interattivo movimento su facebook e da una vita reale ancora più intensa, ecco qualche spizzico e boccone dell'anno passato, mentre provo ad immaginarmi un aDOLLrabile 2014. Nel nuovo anno mi propongo altre esplorazioni #dollcultural in regni doll-contigui.


Casa di bambola OOAK d'architetto. Quella all'inizio del post, di by Adjaye Associated, in collaborazione con Base Models e con l'artista Chris Ofili,è la più casa-di-bambolesca di tutte. Fa parte di un'asta benefica per raccogliere fondi a favore di KIDS, associazione che aiuta materialmente dei bambini disabili e le loro famiglie. Gli altri progetti erano, a mio parere, perlopiù troppo autoriferiti al mondo dell'architetto - non attraenti, non usabili, non fatti per giocare. Cmq, ecco molto altro in questa gallery.


L’eterna idea di doppio, sosia, mini-me, trova ora un nuovo nome in "selfie". E vabbè, le bambole possono essere dei selfie. Alcune però sono statuette, altre delle BJD -  incredibilmente somiglianti agli originali umani. Vorreste eternare voi stessi o una persona amata in una bambola? O siete allergici ai feticci?



Lasciando la parte la somiglianza, c’è qlcosa di estremamente languido e introspettivo in certe bambole OOAK, magari neanche create per il gioco – o chi l’ha detto, chissà? –. Vale per la mia bambolina articolata in resina di Veronica Menna. A tenerla in mano, si direbbe fatta di piccoli, amabili ossicini. 

thx * Grazie Moviematica, Carlo Porrini, Veronica Menna and many others


giovedì 12 dicembre 2013

The doll life of Veronica


Veronica Menna and her totally handmade BJDs, I've already written about her: check this blog on June 16 in 2012. Now she has just been awarded a prize in Milan - V ConCorso Buenos Aires - and this evening her dolls will meet a new audience in Corso Buenos Aires Open Art Gallery. I wrote her catalogue presentation. I'm proud of this - young, not-ordinary, so sensitive - dollcultural creator.


Veronica Menna e le sue BJD completamente fatte a mano. Di lei ho già scritto, andate a  vedere il post del 16 giugno 2012. Ora ha appena vinto un riconoscimento qui a Milano - al V ConCorso Buenos Aires - e stasera le sue bambole incontreranno un nuovo pubblico, presso la Open Art Gallery. Ho scritto la sua presentazione per il catalogo. Sono orgogliosa di qsta creatrice dollculturale - giovane, non banale, così sensibile.

COMUNICATO STAMPA



MOSTRA DEGLI ARTISTI FINALISTI




V° CON/CORSO BUENOS AIRES
 
 
MOSTRA A CURA DI
ALEXANDRA MATVEEVA
 
 
INAUGURAZIONE
05.12.2013

ORE 18.30
 
 
05.12.2013 – 05.03.2014
COMUNICATO STAMPA
Giovedì 5 dicembre 2013 alle ore 18:30 la galleria Open Art Milano inaugura la mostra collettiva dei 23 finalisti della quinta edizione del ConCorso Buenos Aires, curata da Alexandra Matveeva. Gli artisti appartengono a diverse discipline: pittura, scultura, grafica e fotografia/digital art. Quest’anno oltre agli artisti italiani, siamo lieti di presentare alcuni artisti stranieri, promuovendo e valorizzando così l’arte emergente nazionale ed internazionale.


Gli artisti sono:
MARTINEZ YIANIDY, MICALE ROCCO, PIAZZANI MARZIA, MENNA VERONICA, PATALOCCHI EMILIO, BONAZZI STEFANO, RATTI "RATZO" DAVIDE, MARCHI PAOLA, FISICARO LORENA, QUALTIERI REMO, CIVARDI ANNA PAOLA, CATTANI MARTA, CLEMENTE PASQUALE, PAOLINI ANNA, SANGALLI PAOLO, DAL CORSO FRANCESCA, PAPADIMOU MARIA, LIONETTI DAVIDE, MARCONATO GIANLUCA, DI LORENZO GIORGIA, LESTINI SARA, GROSSO EUGENIO, CELLA ANTONIO
 
 
Durante l’happening ci sarà la performance dell’artista armena Liana Ghukasyan e verrà realizzato un video della serata, che in seguito sarà visibile sul sito della galleria.

La mostra è ad ingresso gratuito e proseguirà fino al 5 marzo 2014.
Corso Buenos Aires,77 – Milano MI – Tel: 02.36525173 – info@openartmilano.it-www.openartmilano.it Da Lunedì a Sabato dalle 10:00 alle 19:00  

sabato 31 agosto 2013

Comfort food. Calories don’t count.

I don’t know if we all need comfort, but I do know we all need food.
Even a doll might need both of them in a parallele life, as this cute stop motion video** demonstrates (click here to view it now).
 


Comfort food is a love therapy, probably the last thing you would eat before you die. Not only nourishing, or rather nourishing your soul, it is the food you would choose to feel cuddled, remotivated, consoled, encouraged, brought back to childhood. Comfort food is not necessarily comfortable – it can be raw, scanty or insignificant to anyone else but you.  
 

No Seconds – Comfort Food e Fotografia is a solo photo exhibition now opening in Venice as the European première, featuring Henry Hargreaves work. This author from new Zealand, ex model and renowned for his extravagant and dissacrating research on food, by means of his images he also captures tranches de vie and inner life. The exhibition, curated by Chiara Casarin, includes in a consistent concept different groups of photos: comtemporary hi-tech devices treated like food (Deep Fried Gadgets series), the ritual snack of popstars before facing their audience (Band Riders series), the last supper of men sentenced to death (No Seconds series).  
 

The location itself is fascinating and significant - San Servolo was Venice’s historic psychiatric hospital, and is now living a new life as Museo della Follia (museum of madness).
 

Adding involvement to this experience, other events and guests have been scheduled, and a movie contest has been launched on the web. Its title is “L’ultimo desiderio” (i.e. the last wish) and asks participants to present their very own comfort food. All works will be up for voters online, and the 3 highest-ranking authors will be invited in Venice to prepare and share their video and recipe during a very special tasting. Check the official website highlighted below for updates and contest rules. GET INVOLVED!
 
 

Non so se tutti abbiamo bisogno di conforto, ma so che tutti abbiamo bisogno di cibo.
In una vita parallela, anche una bambola potrebbe volerli entrambi, come dimostra qsto video** in stop motion, venato di tenerezza (cliccate qui per vederlo)
 
 
Il comfort food è una terapia d’amore, probabilmente l’ultima cosa che mangereste prima di morire. Non solo nutriente, o piuttosto, nutriente per l’anima, è il cibo che scegliereste per sentirvi cullati, rimotivati, consolati, incoraggiati, riportati indietro all’infanzia. Il comfort food non è necessariamente confortevole: può essere crudo, scarso o insignificante per chiunque altro tranne voi.  
 

No Seconds – Comfort Food e Fotografia è una personale che inauguraa breve a Venezia come prima in Europa e mette in mostra il lavoro di Henry Hargreaves. Questo autore neozelandese, ex modello e già noto per la sua ricerca sul cibo eccentrica e dissacrante, appunto attraverso il cibo raffigura spaccati di vita vera e indizi di vita interiore. La mostra, curata da Chiara Casarin, unisce in un concetto coerente differenti gruppi di foto: accessori hi-tech contemporanei trattati come alimenti (v. serie Deep Fried Gadgets), lo spuntino rituale delle popstar prima di affrontare il pubblico (v. serie Band Riders), l’ultima cena dei condannati a morte (v. serie No Seconds).  
La sede stessa della mostra è affascinante e significativa - San Servolo è stato storicamente il manicomio di Venezia. E ora rivive come Museo della Follia. 
 

Per rendere quest’esperienza ancora più coinvolgente sono stati inseriti nel programma altri eventi e ospiti, ed è stato lanciato in rete un contest di filmati. Il suo titolo è “L’ultimo desiderio” e chiede ai partecipanti di realizzare un video raccontando il loro personale comfort food. Tutte le opere pervenute potranno essere votate online, e i primi 3 autori classificati saranno invitati a Venezia a preparare e condividere il loro piatto nel corso di una degustazione speciale. Per aggiornamenti e per il regolamento del contest si veda il sito ufficiale sotto evidenziato. PARTECIPATE!
 
 

 Informazioni utili
Titolo della mostra: Henry Hargreaves, No Seconds – Comfort Food e Fotografia
Soggetto promotore: Artmovie srl
Curatore: Chiara Casarin
Sede: Isola di San Servolo, Venezia
Inaugurazione: venerdì 6 settembre 2013, ore 18.00 (su invito)
Apertura al pubblico: dal 7 settembre al 24 novembre 2013
Giorni e orari di apertura: sabato e domenica, dalle 10.00 alle 18.30. Ingresso gratuito
Come arrivare: da San Zaccaria vaporetto linea 20 fermata San Servolo. Per gli orari visitare il sito
www.actv.it (ultimo vaporetto utile da San Servolo a San Zaccaria: ore 18.50).
Sito della mostra: events.artmovie.it
Sito del contest: contest.artmovie.it (coming soon)
Società San Servolo Servizi
041.2765001
 
 
** video: courtesy of Drea - Grazie!
 

 

 

 
 

 

 

giovedì 15 agosto 2013

An intricate storytelling



Ghada Amer embroiders. And protests. Under the intricate lines and broken stitches of yet suggestive, colorful sewn drawings, by means of a traditional female art like embroidering, she tells stories about women in her contemporary Egypt and North-African context. Stories on domestic and erotic subjects – women kissing and touching themselves or each other, mushy love phrases – simultaneously denouncing a state of things, an untold reality, an underlying violence, a contradictory condition.

 
Ghada Amer ricama. E protesta. Sotto le linee intricate e i punti interrotti ma colorati di disegni cuciti pieni di bei colori e di allusioni, per mezzo di un’arte tradizionalmente femminile come il ricamo, racconta storie di donne nel suo Egitto di oggi e nel contesto nordafricano. Storie con temi domestici ed erotici – donne che si baciano, che si toccano da sole o tra di loro, frasi d’amore sdolcinate – simultaneamente denunciando uno stato di cose, una realtà non detta, una violenza sottesa, una condizione contraddittoria.

domenica 7 luglio 2013

Dollanatomy from spiritual to surgical


Inside and outside. An openable Madonna from ca 1400, reveiling, like internal organs, a sculpted Trinity. An ancient, surgery concerned (or simply related to surgical education ) dummyA colorful Barbie anatomy, artistically revised by Jason Freeny. What do they have in common? I think they share the eternal and extreme mystery of life and transformation - from spiritual to natural to surgical - with the human intervention of plastic art, or of plastic tout-court.


Dentro e fuori. Una Madonna apribile del '400, che rivela, come fossero organi interni, una Trinità scolpita. Un modellino antico sul problema della chirurgia (o semplicemente volto all'insegnamento della stessa). Una coloratissima anatomia di Barbie, rivisitata artisticamente da Jason Freeny. Che cos'hanno in comune? Io penso che condividano l'eterno ed estremo mistero della vita e della trasformazione - dallo spirituale al naturale al chirurgico - con l'intervento dell'arte plastica, o della plastica tout-court.

giovedì 20 giugno 2013

There's no rose without a thorn

A rose is a rose and a doll is a doll, but these thorned Barbielike legs evoke infinite pains and regretted loves and wasted beauties and expected joys and elusive moments and a weird nature and a laterally thought seduction.


Una rosa è una rosa e una bambola è una bambola, ma qste gambe similBarbie piene di spine evocano infiniti dolori e amori rimpianti e beltà sprecate e gioie attese e momenti elusivi e una strana natura e una seduzione in modalità lateral thinking!

Many thx, mille grazie Maiter Ferrario!

venerdì 29 marzo 2013

Towards an hermaphrodite doll


Amongst all those existing trivial and serial dolls, although very fine, expensive or sometimes elusive and aspirational (a way of wannabe-ing), I've never seen the hermaphrodite doll. This is what I happened to think when I first hit on this visionary work by Alberto Casiraghy, aka Edizioni pulcinoelefante. No embarassement, just a reflection on how the creation is a continuum and creativity can capture it.
*
Tra tutte quelle bambole banali e seriali, sebbene molto fini, costose e a volte elusive e aspirazionali (= vorrei ma non posso) che esistono, non ho mai visto la bambola ermafrodita. Questo è ciò che ho pensato imbattendomi in qst'opera visionaria di Alberto Casiraghy aka Edizioni pulcinoelefante. Nessun imbarazzo, ma soltanto una riflessione sul fatto che il Creato è un continuum e la creatività può coglierlo.

A. C.y, lipstick and golden leaf on paper, 2002 * A. C.y, rossetto e foglia oro su carta, 2002
 

domenica 3 marzo 2013

Blue Barbie


... being blue is not feeling blue and being silent is not being absent! I try to say this with a beautiful Barbie pic featuring colour inversion by a young, Asian, very creative doll collector named Zezaprince Gal Lery. After weeks without a post (so many ideas, zero time), I owed a sign to my sixty-something declared readers - and to the hidden ones, of course.
*
... essere blu non significa essere malinconici e tacere non significa essere assenti! Cerco di dirlo con una bellissima foto di Barbie a colori invertiti di cui è autore un collezionista asiatico giovane e molto creativo di nome Zezaprince Gal Lery. Dopo settimane senza nemmeno un post (tantissime idee, zero tempo), dovevo un segno di vita ai miei sessanta-qlcosa lettori dichiarati - e anche a qlli nascosti, ovvio.
 

mercoledì 30 gennaio 2013

Bubble-bathing dolls


I find this work by Korean artist Kim Joon something just amazing. "Red bubble" is its title, and it's something so dollcultural in proportions (cm 100 x cm100, which means that the bathing body is a 1:6 scaled - fashion doll size par excellence), and so much about the human body in its fullness and functions and fetish-potential. I ignore the artist's very intentions, but that red fluid is not evocative of blood to me - rather, cassis syrup or something similar, possibly delicious.
*
Trovo questo lavoro dell'artista coreano Kim Joon qualcosa di stupefacente. Si intitola "Red bubble", ed è qualcosa di così dollculturale nelle proporzioni (cm 100 x cm100, il che vuol dire che quello della bagnante è un corpo in scala 1:6, misure da fashion doll par excellence) e così tanto riferito al corpo umano nella sua pienezza, funzioni, potenziale feticistico. Ignoro quali fossero al riguardo le vere intenzioni dell'artista, ma il liquido rosso non mi evoca il sangue - piuttosto, uno sciroppo di ribes o qualcosa di simile, possibilmente di delizioso.

thx Carlo Porrini :-)
 

domenica 11 novembre 2012

A dollcultural Deposition

Among dusty, capsized doll heads, hit by a ray of light, lies Susie Sad Eyes. My friend Emma's doll took part to a very (con)temporary and inspired unofficial installation some weeks ago (or months? doesn't matter) in Paris. And the mood of this Deposition is still amazing to me.


Tra teste di bambola polverose, capovolte, colpita da un raggio di luce, giace Susie Sad Eyes. La bambola della mia amica Emma ha preso parte ad una molto (con)temporanea e ispirata istallazione non ufficiale qualche settimana fa (o mese? non importa) a Parigi. E il mood di questa Deposizione ancor mi meraviglia.
 

giovedì 1 novembre 2012

Sabina Feroci’s dollcultural papier-mâché


 
Not dolls, but dollcultural suggestions seen in Brescia at Studio LB contemporary art. Sabina Feroci’s sculptures freeze in papier-mâché gestures and postures of boys and girls (even if I thought they were all girls). Compared to the collection of the same author I happened to discover two years ago, this new wave of figurines is even more evocative, intense and essential, recalling threedimesional illustrations of the finest, pastel-like kind, and accessorized with a bit of pop culture. You have to touch and caress them (even if I didn’t dare) because the feel is very smooth and warm, and their presence, fills the room both with sience and imaginary movement. The proportions are also interesting (even if they are not scale 1.1) – between doll and real person. So far, however, I’m just the happy owner of ”Meeting Sabina Feroci – a journey of Papier-mâché Dolls” a lovely illustrated book, complete with transfers (even if written in Chinese). Look at its title: yes, the author calls her creations “dolls” – interesting, isn’t it?
 
 
Non bambole, ma suggestioni dollculturali, quelle dello Studio LB contemporary art a Brescia. Le sculture di Sabina Feroci congelano nella cartapesta gesti e pose di bambini e bambine come quelli veri (anche se all’inizio ho pensato che fossero tutte bambine). In confronto alla collezione della stessa autrice che mi è capitato di scoprire due anni fa, questa nuova ondata di figurine è ancora più evocativa, intensa ed essenziale. Ricorda illustrazioni tridimensionali delle più fini e pastellose, con l’aggiunta di un tocco di pop culture. Bisogna toccarle e accarezzarle (anche se io non ho osato) perché la sensazione tattile è molto liscia e calda; la loro presenza riempie lo spazio sia di silenzio sia di movimento immaginario. Le proporzioni stesse sono interessanti (anche se non in scala 1.1) – una via di mezzo tra bambole e persone. Finora, però, sono solo la fortunata proprietaria di ”Meeting Sabina Feroci – a journey of Papier-mâché Dolls” un bel libro illustrato e corredato di decalcomanie (anche se scritto in cinese). Occhio al titolo: sì, l’autrice chiama “bambole” le sue creazioni – interessante, vero?

sabato 20 ottobre 2012

Dollcultural Ferienhaus


"Ferienhaus für Terroristen I", i.e. "Holiday House for Terrorists I" is the title of this architectural-sculptural work by German artist Thomas Schütte - and we are namely talking about a maquette. Now, which kind of terrorist dolls would be as lucky as to live their doll lives in such spaces filled with good design? This is not the typical doll house (which I would like to write "typicaldollhouse" to emphasize). I like the incongruous aspect of this hypothesis.


"Ferienhaus für Terroristen I", ossia "Casa delle vacanze per terroristi I" è il titolo di quest'opera di architettura-scultura dell'artista tedesco Thomas Schütte - e, propriamente, stiamo parlando di un modellino. Ora, quali bambole terroriste sarebbero così fortunate da vivere le loro vite bambolari in spazi simili, pieni di buon design? Qsta non è la tipica casa di bambola (che anzi, scriverei tutto attaccato per enfatizzare tipicacasadibambola, toh). Amo l'aspetto incongruo di quest'ipotesi.

venerdì 5 ottobre 2012

telling the toy story


Michael Wolf, a Hong Kong-based German artist, created an impressive installation on toys' seriality, in a pop mix of workers portraits in Chinese factories during work, played with/beloved dolls (many many Barbies among them) collected after painstaking flea market tours, and cheap made in China toys. The result of this effort are hypercrowded walls evoking feelings of anxiety, love, fear, curiosity, avidity... The making of this project, witnessed in these photos, is also involving.
*
Michael Wolf, artista tedesco trapiantato a Hong Kong, ha creato un'installazione impressionante sulla serialità del giocattolo, realizzando un mix pop di operai ritratti al lavoro nelle fabbriche cinesi, bambole giocate/amate (tra cui molte molte Barbie) raccolte dopo instancabili tour di mercatini, e giocattolacci made in China. Il risultato di qsto sforzo sono muri iperaffollati che evocano sentimenti di ansia, amore, paura, curiosità, avidità... E anche la preparazione di qsto progetto, documentata nelle foto, è coinvolgente.

thx Carlo Porrini for this suggestion!

Nb: click on the pic to see it entirely * cliccare sulla foto per vederla interamente

 

domenica 24 giugno 2012

Hybridolls again

Creepy. Or curious. Unexpected, of course, as I was searching something about Barbie legs and b'day cakes when I encountered this centipedes assembling doll body parts, looking so disturbing, precise and magnetic at the same time.



Pauroso. O curioso. Inatteso, di certo, visto che stavo cercando qlcosa sulle gambe di Barbie e le torte di compleanno quando mi sono imbattuta in qsto millepiedi che assembla corpi di bambole, dall'aria allo stesso tempo così disturbante, precisa e magnetica.

giovedì 24 maggio 2012

Contemporary idol(l)

This is the essence of collecting in a pop, extreme, desacrating interpretation: the Virgin Mary hybridized with a piece of My Little Ponies, meaning that the visual borders between different cults can be very subtle.
*
Qsta è l'essenza del collezionismo in un'interpretazione pop, estrema, dissacrante: la Vergine Maria ibridata con un  esemplare di My Little Ponies, a significare che i confini visuali tra culti differenti possono essere molto sottili.

source: Elena Murtas, Teddy Balocchi

lunedì 9 aprile 2012

Cut to die for


Hina Aoyama is a papercut artist I discovered on flickr. Isn't this fairy a bit like a doll - maybe a special paper doll? Yes, I know that this silhouette also recalls French Kiraz's fashionable vintage strips, but I would like some doll creators to feel inspired from this flawless evocative weighless gracefulness in black and white. Hina's hand (die)cut works are to die for.
*
Hina Aoyama è un'artista della carta ritagliata che ho scoperto su flickr. Qsta fatina non è un po' come una bambola, magari una paper doll speciale? Sì, lo so che la silhouette ricorda anche le vignette vintage e fascinose del francese Kiraz, ma mi piacerebbe che qualche creatore di dolls si sentisse ispirato da qsta leggiadria in bianco e nero, impeccabile suggestiva e priva di peso. I ritagli di Hina sono tagliati per esser belli da morire.

sabato 25 febbraio 2012

Barbie’s spin


I will not insist on the fact that an artist felt the impulse of torturing Barbie – namely, grilling her top round and creating on his website a fake Barbie-Q magazine cover plus a couple of videos to underline the event. Because, despite the scary video, the actual work is extremely fine and minimal: an opaline plexiglas rectangle framing a black box where a skewed, silver-plated Barbie waits for you to interact, i.e. get closer and allow a photocell to spin her, Barbie, slowly hypnotically round and round. Gabriele Pisaneschi aka unlegol, the author, likes to insinuate that a doll/a toy can be alive and bleeding: his Barbie is red inside in fact, and her horizontally sliced hips are a little bit heart-shaped.
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Non sto ad insistere sul fatto che un artista abbia sentito l’impulso di torturare Barbie – per la precisione, di grigliarla e di creare sul suo sito una finta copertina della rivista Barbie-Q più un paio di video per sottolineare l’evento. Perché, a dispetto del video angosciante, l’opera dal vero è molto fine e minimale: un rettangolo di plexiglas opalinato che incornicia una scatola nera dove una Barbie argentata e infilata su uno spiedo aspetta che vogliate interagire, e cioè avvicinarvi e lasciare che una fotocellula inizi a farla girare, lei Barbie, lentamente ipnoticamente in tondo in tondo. Gabriele Pisaneschi aka unlegol, l’autore, ama insinuare che una bambola/un giocattolo possano essere vivi e sanguinanti; la sua Barbie in effetti è rossa dentro, e la sezione orizzontale dei suoi fianchi è un po’ fatta a cuore.

sabato 28 gennaio 2012

Vacuum packed couples


What are you seeing here: vacuum packed couples asking to be depacked, with their harsh colours and their incongruously shining skin - forever young and looking like plastic - or rather consenting prisoners? Or again, plastic dolls to be never removed, perversely preserved for a future Wunderkammer? Is this photo metaphoring the asphyxia of some real life or even synthetic relationships.
*
Cosa vedete qui: coppie sottovuoto che chiedono di essere spacchettate, coi loro colori squillanti e la loro pelle incongruamente lucida, eternamente giovane, plasticosa nell’aspetto – o piuttosto, prigionieiri consenzienti? O ancora, bambole di plastica da non rimuovere, perversamente preservate per una futura Wunderkammer? Forse qsta foto vuole essere metafora dell’asfissia di alcune relazioni sia reali sia sintetiche.

Click here for the complete series.

sabato 31 dicembre 2011

Dark trophies


A precious bijou-fantaisie, an homage to vintage culture, or a macabre trophy? Pls look at the necklace on this dark & dollyish Wednesday painted by Isabel Samaras, and go to your personal dollcultural conclusions, while this year itself comes to an end.
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Un prezioso bijou-fantaisie, un omaggio alla cultura vintage, o un trofeo macabro? Guardate la collana su qsta Mercoledì dark & bambolosa dipinta da Isabel Samaras, e andate alle vs dollculturali conclusioni, mentre l’anno stesso si avvia al termine.

thx Azzurra!
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