domenica 5 gennaio 2014

ADOLLrable 2014, maybe

After a long #dollcultural silence, only occasionally interrupted by short posts here and at least nourished by a more interactive activity on facebook and an even more intense real life, a few bits and pieces from the past year, trying to imagine an aDOLLrable 2014, too. I commit myself to other dollcultural explorations in doll-contiguous realms.


An architectural OOAK doll house. This one, by Adjaye Associated, in collaboration with Base Models and the artist Chris Ofili, is the most doll-housish of all. It's part of a charity auction to raise funds for KIDS, an association supporting disabled children and their families. The other projects were, in my opinion, mostly too self-referential to the architect's mood - not attractive, not usable, not made for play. More in this gallery.



The eternal idea of double, Doppelgänger, mini-me, finds now a new name in "selfie". And OK, dolls can be selfies. Some of them are statuettes, some are BJDs, and incredible looalike of their human original. Would you immortalize yourself or a beloved one in a doll? Or are you allergic to fetishes? 


Leaving lookalikeness apart, there is something extremely languid and introspective in certain OOAK dolls, possibly not made for play - or who said it, who knows? This is the case with my articulated resin doll by Veronica Menna aka Strawberryjdolls. When you hold her in your hands, you would say she's made with little, lovely bones.
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Dopo un lungo silenzio #dollculturale, solo occasionalmente interrotto da brevi post qui sul blog, e almeno alimentato da un più interattivo movimento su facebook e da una vita reale ancora più intensa, ecco qualche spizzico e boccone dell'anno passato, mentre provo ad immaginarmi un aDOLLrabile 2014. Nel nuovo anno mi propongo altre esplorazioni #dollcultural in regni doll-contigui.


Casa di bambola OOAK d'architetto. Quella all'inizio del post, di by Adjaye Associated, in collaborazione con Base Models e con l'artista Chris Ofili,è la più casa-di-bambolesca di tutte. Fa parte di un'asta benefica per raccogliere fondi a favore di KIDS, associazione che aiuta materialmente dei bambini disabili e le loro famiglie. Gli altri progetti erano, a mio parere, perlopiù troppo autoriferiti al mondo dell'architetto - non attraenti, non usabili, non fatti per giocare. Cmq, ecco molto altro in questa gallery.


L’eterna idea di doppio, sosia, mini-me, trova ora un nuovo nome in "selfie". E vabbè, le bambole possono essere dei selfie. Alcune però sono statuette, altre delle BJD -  incredibilmente somiglianti agli originali umani. Vorreste eternare voi stessi o una persona amata in una bambola? O siete allergici ai feticci?



Lasciando la parte la somiglianza, c’è qlcosa di estremamente languido e introspettivo in certe bambole OOAK, magari neanche create per il gioco – o chi l’ha detto, chissà? –. Vale per la mia bambolina articolata in resina di Veronica Menna. A tenerla in mano, si direbbe fatta di piccoli, amabili ossicini. 

thx * Grazie Moviematica, Carlo Porrini, Veronica Menna and many others


giovedì 12 dicembre 2013

The doll life of Veronica


Veronica Menna and her totally handmade BJDs, I've already written about her: check this blog on June 16 in 2012. Now she has just been awarded a prize in Milan - V ConCorso Buenos Aires - and this evening her dolls will meet a new audience in Corso Buenos Aires Open Art Gallery. I wrote her catalogue presentation. I'm proud of this - young, not-ordinary, so sensitive - dollcultural creator.


Veronica Menna e le sue BJD completamente fatte a mano. Di lei ho già scritto, andate a  vedere il post del 16 giugno 2012. Ora ha appena vinto un riconoscimento qui a Milano - al V ConCorso Buenos Aires - e stasera le sue bambole incontreranno un nuovo pubblico, presso la Open Art Gallery. Ho scritto la sua presentazione per il catalogo. Sono orgogliosa di qsta creatrice dollculturale - giovane, non banale, così sensibile.

COMUNICATO STAMPA



MOSTRA DEGLI ARTISTI FINALISTI




V° CON/CORSO BUENOS AIRES
 
 
MOSTRA A CURA DI
ALEXANDRA MATVEEVA
 
 
INAUGURAZIONE
05.12.2013

ORE 18.30
 
 
05.12.2013 – 05.03.2014
COMUNICATO STAMPA
Giovedì 5 dicembre 2013 alle ore 18:30 la galleria Open Art Milano inaugura la mostra collettiva dei 23 finalisti della quinta edizione del ConCorso Buenos Aires, curata da Alexandra Matveeva. Gli artisti appartengono a diverse discipline: pittura, scultura, grafica e fotografia/digital art. Quest’anno oltre agli artisti italiani, siamo lieti di presentare alcuni artisti stranieri, promuovendo e valorizzando così l’arte emergente nazionale ed internazionale.


Gli artisti sono:
MARTINEZ YIANIDY, MICALE ROCCO, PIAZZANI MARZIA, MENNA VERONICA, PATALOCCHI EMILIO, BONAZZI STEFANO, RATTI "RATZO" DAVIDE, MARCHI PAOLA, FISICARO LORENA, QUALTIERI REMO, CIVARDI ANNA PAOLA, CATTANI MARTA, CLEMENTE PASQUALE, PAOLINI ANNA, SANGALLI PAOLO, DAL CORSO FRANCESCA, PAPADIMOU MARIA, LIONETTI DAVIDE, MARCONATO GIANLUCA, DI LORENZO GIORGIA, LESTINI SARA, GROSSO EUGENIO, CELLA ANTONIO
 
 
Durante l’happening ci sarà la performance dell’artista armena Liana Ghukasyan e verrà realizzato un video della serata, che in seguito sarà visibile sul sito della galleria.

La mostra è ad ingresso gratuito e proseguirà fino al 5 marzo 2014.
Corso Buenos Aires,77 – Milano MI – Tel: 02.36525173 – info@openartmilano.it-www.openartmilano.it Da Lunedì a Sabato dalle 10:00 alle 19:00  

domenica 22 settembre 2013

Breathing together in a iron lung


 
Morbid” comes from the Latin word “morbus”, i.e. disease. But in this doll in its iron lung, dating back to 30s-50s, there’s nothing morbid. There is rather an intention that I would define tender, noble, responsible: making a child (and his/her family) understand the reality of an invalidating condition. Many times and in many ways, toys did help parents, physicians, teachers coping with such highly sensitive issues: by adopting an experiential medium; miniaturizing the same situation; giving the child an alter-ego, maybe even more seriously disabled, to watch over and to take care of.
This is the comment coming with this image as I’ve received it: “Teaching doll showing an iron lung, England, 1930-1950. This plastic doll in its own model iron lung was made in order to show child polio patients and their family the treatment the child would receive. An iron lung assists a patient whose breathing muscles have been paralysed by disease. Although the heyday of the iron lung was during the 1930s, 40s and 50s, some elderly polio survivors are still using them. The teaching doll was used at the Lord Mayor Treloar Orthopaedic Hospital in Alton, Hampshire, England. Founded in 1908, the hospital was originally opened to provide specialised treatment for children with orthopaedic conditions, mainly caused by tuberculosis and, later, polio. The hospital combined treatment of the physically disabled with education and schooling.”
*
“Morboso” deriva dal latino “morbus”, cioè malattia. Ma in qsta bambola nel polmone artificiale, anni ’30-50, non c’è niente di morboso. Anzi, c’è un intento che definirei tenero, nobile, responsabile: quello di far comprendere a un bambino (e alla sua famiglia) la realtà di una situazione invalidante. I giocattoli sono spesso venuti in soccorso in vari modi a genitori, medici, educatori, in simili questioni altamente sensibili. Facendosi tramite esperienziale. Riproducendo in piccolo la stessa situazione. Dando al bambino un alter-ego, magari anche più grave, da osservare e curare.
Traduco il commento a qst’immagine così come mi è stata segnalata: "Bambola didattica che dimostra come funziona un polmone artificiale. Inghilterra, 1930-1950. Questa bambola di plastica nel suo polmone artificiale fu fatta per mostrare ai bambini poliomielitici e alle loro famiglie le terapie che i piccoli pazienti avrebbero ricevuto. Il polmone artificiale assiste un paziente la cui muscolatura toracica è stata paralizzata dalla malattia. E benché il suo picco di utilizzo si sia verificato negli anni ’30,’40,'50, alcuni anziani malati di polio se ne servono ancora. La bambola didattica fu usata presso l’ospedale ortopedico Lord Mayor Treloar di Alton, Hampshire, in Inghilterra. Fondato nel 1908, l’ospedale fu in origine aperto per offrire terapie specialistiche a bambini con problemi ortopedici, principalmente dovuti alla tubercolosi e in seguito alla polio. L’ospedale univa alla cura dei malati anche l’istruzione e l’attività scolastica.”

Thx Maiter!

 

sabato 31 agosto 2013

Comfort food. Calories don’t count.

I don’t know if we all need comfort, but I do know we all need food.
Even a doll might need both of them in a parallele life, as this cute stop motion video** demonstrates (click here to view it now).
 


Comfort food is a love therapy, probably the last thing you would eat before you die. Not only nourishing, or rather nourishing your soul, it is the food you would choose to feel cuddled, remotivated, consoled, encouraged, brought back to childhood. Comfort food is not necessarily comfortable – it can be raw, scanty or insignificant to anyone else but you.  
 

No Seconds – Comfort Food e Fotografia is a solo photo exhibition now opening in Venice as the European première, featuring Henry Hargreaves work. This author from new Zealand, ex model and renowned for his extravagant and dissacrating research on food, by means of his images he also captures tranches de vie and inner life. The exhibition, curated by Chiara Casarin, includes in a consistent concept different groups of photos: comtemporary hi-tech devices treated like food (Deep Fried Gadgets series), the ritual snack of popstars before facing their audience (Band Riders series), the last supper of men sentenced to death (No Seconds series).  
 

The location itself is fascinating and significant - San Servolo was Venice’s historic psychiatric hospital, and is now living a new life as Museo della Follia (museum of madness).
 

Adding involvement to this experience, other events and guests have been scheduled, and a movie contest has been launched on the web. Its title is “L’ultimo desiderio” (i.e. the last wish) and asks participants to present their very own comfort food. All works will be up for voters online, and the 3 highest-ranking authors will be invited in Venice to prepare and share their video and recipe during a very special tasting. Check the official website highlighted below for updates and contest rules. GET INVOLVED!
 
 

Non so se tutti abbiamo bisogno di conforto, ma so che tutti abbiamo bisogno di cibo.
In una vita parallela, anche una bambola potrebbe volerli entrambi, come dimostra qsto video** in stop motion, venato di tenerezza (cliccate qui per vederlo)
 
 
Il comfort food è una terapia d’amore, probabilmente l’ultima cosa che mangereste prima di morire. Non solo nutriente, o piuttosto, nutriente per l’anima, è il cibo che scegliereste per sentirvi cullati, rimotivati, consolati, incoraggiati, riportati indietro all’infanzia. Il comfort food non è necessariamente confortevole: può essere crudo, scarso o insignificante per chiunque altro tranne voi.  
 

No Seconds – Comfort Food e Fotografia è una personale che inauguraa breve a Venezia come prima in Europa e mette in mostra il lavoro di Henry Hargreaves. Questo autore neozelandese, ex modello e già noto per la sua ricerca sul cibo eccentrica e dissacrante, appunto attraverso il cibo raffigura spaccati di vita vera e indizi di vita interiore. La mostra, curata da Chiara Casarin, unisce in un concetto coerente differenti gruppi di foto: accessori hi-tech contemporanei trattati come alimenti (v. serie Deep Fried Gadgets), lo spuntino rituale delle popstar prima di affrontare il pubblico (v. serie Band Riders), l’ultima cena dei condannati a morte (v. serie No Seconds).  
La sede stessa della mostra è affascinante e significativa - San Servolo è stato storicamente il manicomio di Venezia. E ora rivive come Museo della Follia. 
 

Per rendere quest’esperienza ancora più coinvolgente sono stati inseriti nel programma altri eventi e ospiti, ed è stato lanciato in rete un contest di filmati. Il suo titolo è “L’ultimo desiderio” e chiede ai partecipanti di realizzare un video raccontando il loro personale comfort food. Tutte le opere pervenute potranno essere votate online, e i primi 3 autori classificati saranno invitati a Venezia a preparare e condividere il loro piatto nel corso di una degustazione speciale. Per aggiornamenti e per il regolamento del contest si veda il sito ufficiale sotto evidenziato. PARTECIPATE!
 
 

 Informazioni utili
Titolo della mostra: Henry Hargreaves, No Seconds – Comfort Food e Fotografia
Soggetto promotore: Artmovie srl
Curatore: Chiara Casarin
Sede: Isola di San Servolo, Venezia
Inaugurazione: venerdì 6 settembre 2013, ore 18.00 (su invito)
Apertura al pubblico: dal 7 settembre al 24 novembre 2013
Giorni e orari di apertura: sabato e domenica, dalle 10.00 alle 18.30. Ingresso gratuito
Come arrivare: da San Zaccaria vaporetto linea 20 fermata San Servolo. Per gli orari visitare il sito
www.actv.it (ultimo vaporetto utile da San Servolo a San Zaccaria: ore 18.50).
Sito della mostra: events.artmovie.it
Sito del contest: contest.artmovie.it (coming soon)
Società San Servolo Servizi
041.2765001
 
 
** video: courtesy of Drea - Grazie!
 

 

 

 
 

 

 

giovedì 15 agosto 2013

An intricate storytelling



Ghada Amer embroiders. And protests. Under the intricate lines and broken stitches of yet suggestive, colorful sewn drawings, by means of a traditional female art like embroidering, she tells stories about women in her contemporary Egypt and North-African context. Stories on domestic and erotic subjects – women kissing and touching themselves or each other, mushy love phrases – simultaneously denouncing a state of things, an untold reality, an underlying violence, a contradictory condition.

 
Ghada Amer ricama. E protesta. Sotto le linee intricate e i punti interrotti ma colorati di disegni cuciti pieni di bei colori e di allusioni, per mezzo di un’arte tradizionalmente femminile come il ricamo, racconta storie di donne nel suo Egitto di oggi e nel contesto nordafricano. Storie con temi domestici ed erotici – donne che si baciano, che si toccano da sole o tra di loro, frasi d’amore sdolcinate – simultaneamente denunciando uno stato di cose, una realtà non detta, una violenza sottesa, una condizione contraddittoria.

martedì 6 agosto 2013

La Barbievidence éternelle

Barbie version by Jocelyne Grivaud of Magritte's work "L'Evidence éternelle". Is this kind of reloaded Venus a self-explaining eternal evidence of beauty? Or is it, by contradiction, the elusive evidence of transience itself?


Versione Barbie, realizzata da Jocelyne Grivaud, dell'opera di Magritte "L'Evidence éternelle". E questa Venere rivisitata è allora un'evidenza, cioè un'evidente prova, un'eterna dimostrazione della bellezza? O non piuttosto, per contraddizione, una prova elusiva della caducità stessa?

E grazie Maiter!

 

giovedì 1 agosto 2013

A doll not a doll


A vintage Barbie has never been so sexy, allusive, elusive. So blurred and understated.
Please check this wonderful series of doll faces and bodies portrayed by Larry Torno.
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Una Barbie vintage non è mai stata tanto sexy, allusiva, elusiva. Così sfocata e sottintesa. Date un'occhiata a qsta meravigliosa serie di volti e corpi di bambole ritratti da Larry Torno.

Thx again, Maiter!
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