sabato 29 maggio 2010

Born a woman


Too expressive for being a doll. Too vintage-looking for being really vintage. Too fine for appearing so familiar. Too much American-Girl-like for ignoring “American Girl Barbie” and her sophisticated physionomy (s. example here in the middle of the text). These were my impressions after seeing Seiko Ohmori’s 3D wonderful polymer clay figures and learning they are approx life-size. What if they were fashion dolls? 1:6 scale women with a superior ironical twist. Natural born women.

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Troppo espressiva per essere una bambola. Troppo con l’aria vintage per essere vintage vera. Troppo fine per sembrare così familiare. Troppo American Girl per ignorare “Barbie American Girl” e la sua sofisticata fisionomia (v. un bellissimo es. qui nel mezzo del testo). Queste le mie impressioni dopo aver visto le magnifiche figure tridimensionali in pasta sintetica di Seiko Ohmori e aver capito che sono praticamente a grandezza naturale. E se fossero invece fashion dolls? Donne in scala 1:6 con un quid di superiore ironia. Donne nate.

+ > Seiko Ohmori website
ph Sidepart American Girl Barbie, Nicolenicole

thx, Moviematica

martedì 25 maggio 2010

A crying Ponytail


The essential of a blonde ponytailed girl cries her surrealist-pop tears all in one. Kinda Blonde Ponytail Barbie in a desperate love, or who knows – my after-meditation. This is actually Roy Lichtenstein’s “Girl with Tear”, painted in 1977 (now in NYC S. Guggenheim Museum's) and seen, before the exhibition ended, here at Milan’s Triennale in “Meditations on art” celebrating Roy Lichtenstein’s work.

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L’essenziale di una ragazza bionda con la coda di cavallo piange tutte le sue lacrime pop-surrealiste condensate in una sola grande lacrima. Una specie di Barbie Ponytail bionda in un amore disperato o chissà – ma questo sono mie sovrameditazioni. È in realtà “Girl With Tear” di Roy Lichtenstein, dipinta nel 1977 (e nelle collezioni del Solomon Guggenheim Museum di NYC) vista, prima che finisse, alla mostra della Triennale qui a Milano chiamata “Meditations on art” tutta dedicata all’opera di Roy Lichtenstein.

sabato 22 maggio 2010

Ful(ah) of surprises


Fulah is a made-in-China version of Fulla, the Islamic response to Barbie. I was lucky enough to receive this doll as a gift yesterday. Chubbier than any other 1:6 fashion doll, made in hollow, light vinyl and modestly attired in a golden hemmed black chador, Fulah’s most interesting feature is actually IMHO the relationship between the real doll and her box, which deserves a description with notes. It’s a “Barbie pink” box with a graphic flowered interior. The box front reads the doll’s name fulah, all in small caps and using a nice, modern, Arabic looking font. The box window bears a round hole with a copy suggesting: “TRY ME! I will produce a sound with the light”. This should mean that you touch the doll’s belly (gh!) and she … doesn’t work. OK. In remembering she’s a fashion doll you notice, by the doll’s name, the claim “With Her Indoor Fashion”, where “Indoor” is the keyword. What you buy is in fact the doll in her correct outdoor outfit. Her indoor wardrobe is somehow pictured on the box back, where, to your surprise, you see 6 different outfits on a Barbiesque clone, which has nothing to do with your chubby and childish girl. So you have the impression that your doll will keep wearing her chador.

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Fulah è una versione made in China di Fulla, la risposta islamica a Barbie. Ho avuto la fortuna di ricevere qsta bambola in regalo proprio ieri. Più cicciottina di qualsiasi altra fashion doll in scala 1:6, realizzata in vinile cavo e leggero e vestita con modestia in un chador nero con orli d’oro, Fulah ha come caratteristica più interessante il rapporto bambola/scatola – tanto da meritare una descrizione con note. Si tratta di una scatola color “Barbie pink” con l’interno grafico a fiori. Sul lato frontale c’è scritto fulah, in caratteri tutti minuscoli con lettere graziose, moderne, dal look arabeggiante. La finestra ha un buco rotondo con un testo che suggerisce: “TRY ME! I will produce a sound with the light”. (NdT “PROVAMI! Farò un suono con la luce”). Vorrebbe dire che bisogna toccare la pancia della bambola (gh!) e lei… non funziona. OK. Nel ricordarti che è una fashion doll, noti accanto al nome della bambola la frase “With Her Indoor Fashion” (NdT “con i suoi abiti da indossare al chiuso/in privato”), dove “Indoor” è la parola-chiave. Ciò che compri, infatti, è la bambola nel suo corretto abito per uscire. Il suo guardaroba privato è per così dire illustrato sul retro della scatola dove, con sorpresa, si scoprono raffigurati 6 differenti completi indossati da un clone Barbie-simile, che non ha niente a che fare con la tua bimba tondetta e infantile. Hai così l’impressione che la tua bambola si terrà il chador.

Thx to A. + A. and his mother

Again on “religiously correct” dolls in this blog * Ancora, sulle bambole “religiosamente corrette” in qsto blog v.: Doll rules VS Doll roles

giovedì 20 maggio 2010

One is a dollhouse, one is not


Twilight outside, lights inside. But this is not the very image subject. Spot the women on the roof, crying their protest the very same day of Iranian presidential election in 2009 - they are the real story captured by Italian photographer Pietro Masturzo, 1st absolute prize in World Press Photo 2010. So dramatic and onirical, its athmosphere recalled me a dark dollhouse, but it’s not. Then I combed flickr till I’ve found what I needed to render this emotional comparison.

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Penombra fuori, luci dentro. Ma non è qsto il soggetto dell’immagine. Occhio alle donne sul tetto, che gridano la loro protesta il giorno stesso delle elezioni presidenziali in Iran nel 2009 – sono loro la vera storia colta da Pietro Masturzo, fotografo italiano vincitore del 1° premio assoluto al World Press Photo 2010. Drammatica e onirica, l’atmosfera mi ha richiamato una casa di bambola, cosa che non è. Così ho rastrellato flickr finché non ho trovato quel che mi ci voleva per rendere qsto paragone emozionale.

+ > World Press Photo 2010

martedì 18 maggio 2010

Disposable or dearest doll (Barbie trade-in)


3 years ago I entertained my doll collectors friends with a ppt presentation about the promotion of Barbie TNT’s revolution in 1967 and the ante-litteram marketing move behind it: a trade-in, kinda scrappage. I spent a lot of time with a detailed description of the TV commercial promoting such operation as I didn’t find it. Now, not only is it on youtube, but also it’s correctly contextualized by Antonio Russo in the TNT episode of the video series CHE BAMBOLA! by Valeria Spera for deabyday.

The triggering question in the commercial is: “But what do I do with my old Barbie doll?” asked by a blonde pigtailed girl. This was a sincere question in the boom-years. But let’s go back to the present: would we still throw our old doll away? Nowadays, keeping and recycling is certainly more valorial than discarding. We would probably keep your old Barbie doll - and buy the new one, too. Or?

Anyway, to close the loop and view my original ppt presentation from slideshare, click here.
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3 anni fa ho intrattenuto i miei amici collezionisti con una presentazione powerpoint sulla promozione della rivoluzionaria Barbie TNT nel 1967 e sulla mossa di marketing dietro di essa: una sorta di rottamazione ante-litteram. Ho speso un sacco di tempo in una dettagliata descrizione dello spot televisivo che promuoveva qll’operazione, non essendo riuscita a trovarlo. Ora però, non solo lo spot è su youtube ma anche appare, opportunamente contestualizzato e commentato anche da Antonio Russo nell’episodio dedicato alla TNT del video CHE BAMBOLA! di Valeria Spera per deabyday.

Nello spot la domanda scatenante, pronunciata da una bambina bionda coi codini, era: “Ma cosa ci faccio con la mia vecchia Barbie?”. Ed era una domanda sincera negli anni del boom. Torniamo al presente: butteremmo ancora via la bambola vecchia? Oggi, tenere e riciclare è diventato più valoriale che gettare via. Probabilmente finiremmo col tenere la bambola vecchia. E comprare pure la nuova. O no?

Cmq. Per chiudere il cerchio e scaricare la mia presentazione ppt originale da slideshare, basta cliccare qui.

lunedì 17 maggio 2010

Reflecting (on) body


I just added (see page bottom) a permanent link to "Il corpo delle donne" (Women body) a punching documentary by Italian manager Lorella Zanardo, reflecting on feminine image in the contemporary media. Such work should be viewed in the schools, at home, everywhere. Dolls have bodies too, more or less replicating their human model, and very often I posted on body perception and body image. That's why "Il corpo delle donne" is a much pertinent document here.
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Ho appena aggiunto (a fondo pagina) un link permanente a "Il corpo delle donne" un documentario forte come un pugno nello stomaco, della manager italiana Lorella Zanardo, che riflette sull'immagine femminile nei media contemporanei. E' un lavoro che dovrebbe essere visto nelle scuole, nelle case, dappertutto. Anche le bambole hanno un corpo, che replica più o meno il modello umano, e molto spesso ho scritto post sulla percezione e sull'immagine del corpo. Ecco perché "Il corpo delle donne" è un documento molto pertinente qui.

"Il corpo delle donne" is also a website, a book, a blog * "Il corpo delle donne" è anche un sito, un libro, un blog

domenica 16 maggio 2010

A propos doll casting


A lot has been said about the Dutch fashion designers duo Viktor & Rolf, celebrating themselves in 2008 with a sensational doll-scaled anthology of their creations. What I want to underline here is the, let’s say, exceptional casting choice: all non contemporary, not even vintage, fashion dolls. The dolls they used are in fact porcelain repros with a very rétro look, which makes the effect of many of the outfits even more straniant, impressing and convincing. Each one of them had her name. Here you see BLACK HOLE.
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Molto si è detto del duo fashion-creativo olandese Viktor & Rolf, che hanno celebrato se stessi nel 2008 con un’antologia delle loro creazioni in scala bambolare. Ciò che voglio sottolineare qui però è, diciamo così, l'eccezionale scelta di casting: tutte fashion dolls non contemporanee, e nemmeno vintage. Le bambole utilizzate sono infatti delle repro di porcellana dall’aspetto molto rétro, il che rende l’effetto di molti degli abiti ancora più straniante, impressionante e convincente. Ognuna di esse aveva un nome. Qui vedete BLACK HOLE.

V&R doll gallery (die Zeit) – thx moviematica
Another gallery here

(If you are interested in a real, human scaled casting call instead, scroll down and click the related link on the left column of this blog! * Se invece vi interessa un casting per umani, scorrete in giù e cliccate il relativo link nella colonna sinistra di qsto blog!)

sabato 15 maggio 2010

ba-ba-Bambaland


I’m probably too much copywriter-minded, but I am what I am, so product naming sometimes attracts me more than the product in se. Bambaland is actually (I'm editing my first text) the name of an online store where you were supposed to find this item - more a figurine than a doll, and obeying to all those mangastic criteria of sexy appearance. But sentimentally and perceptively “bàmbala” seems the babyish deformed pronounciation of “bàmbola”, i.e. doll in Italian. And I like this contrast.
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Ho probabilmente troppo la mentalità da copywriter, ma sono qllo che sono, e così il nome del prodotto a volte mi attrae più del prodotto in sé. Bambaland è in realtà (correggo il mio primo testo) l'online store dove teoricamente si trattava qst'oggetto - più una figurina che una bambola, obbediente a tutti i criteri mangastici dell’apparire sexy. Ma sentimentalmente e percettivamente, “bàmbala” è la pronuncia deformata da un bambino piccolo della parola “bambola”. E questo contrasto mi piace.

thx V° aka Witaru!
Bambaland blog here.

domenica 9 maggio 2010

Doll-scaled guerrilla marketing


1. Be an ambitious creator of One-Of-A-Kind (OOAK) dolls.
2. Plan a guerrilla marketing move to increase your visibility.
3. Study the celebrity panorama, ponder their popularity, check their schedule.
4. Identify your target-idol.
5. Create an incredible unique portrait-doll for your idol. It must be stunning.
6. Present your idol with your OOAK doll in a theater backstage, hotel or TV studio.
7. Do it in favour of video, i-phone, or camera: you, your idol, your doll for 5” of magic.
8. Post the photo/video on your blog/website - immediately!
9. Enrich the post, or page, with all the doll making pictures.
10. Post it on all social media!

1. Sii un ambizioso creatore di bambole One-Of-A-Kind (OOAK).
2. Pianifica una mossa di guerrilla marketing per aumentare la tua visibilità.
3. Studia il panorama delle celebrità, soppesa la loro popolarità, verifica il loro calendario.
4. Identifica il tuo idolo-target.
5. Crea un’incredibile unica bambola-ritratto per il tuo idolo. Ha da essere stupenda.
6. Regala al tuo idolo la tua bambola OOAK nel backstage di un teatro, in hotel, in uno studio TV.
7. Fallo a favore di video, i-phone, digital camera: tu, il tuo idolo, la tua bambola per 5” di magia.
8. Posta la photo/video sul tuo blog/sito – immediatamente!
9. Arricchisci il post, o la pagina che sia, con tutte le foto della creazione della bambola.
10. Posta il tutto su tutti i social media!

In this pic * in qsta foto: Michelle Hunziker, magia2000, Michelle OOAK doll

sabato 8 maggio 2010

Playing with themselves


The original Twiggy is playing with herself as a doll, i.e. Mattel Twiggy, a 1967 doll issued to celebrate the British fashion icon. This is not the first celebrity doll ever, but one of the most loved and best edited vintage pieces of that kind. Many many other portrait dolls existed and will exist, a fortiori thanks to the practice of creating one-of-a-kind dolls. This phenomenon is actually a sort of real popularity index for celebrities and C: “have you got a portrait doll? Ok, you are someone”. But what intrigues me here is something else, and namely the feeling of having a 1:6 personal clone to interact with. The “mini-me” trend is well reported in the fashion doll collectors community and might be even more interesting than the celebrity doll marketing itself, performed by both doll companies and doll artists.
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La Twiggy originale gioca con se stessa in versione bambola, cioè Twiggy della Mattel, una bambola del 1967 realizzata per celebrare l’icona fashion britannica. Non è qsta la prima celebrity doll in assoluto, ma certo una delle più amate edizioni di vintage dolls del genere. Molte, molte altre bambole-ritratto sono esistite ed esisteranno, tanto più grazie alla pratica di crearne di one-of-a-kind. Anzi, il fenomeno funziona come una sorta di vero indice di popolarità per celebrità & C. “Hai una bambola che ti raffigura? OK, conti qualcosa.” Ma quel che m’intriga qui è qualcos’altro, è cioè la sensazione di avere un clone personale in scala 1:6 con cui interagire. La tendenza delle “mini-me” è ben attestata nella community dei collezionisti di bambole e potrebbe essere perfino più interessante che il marketing stesso delle celebrity doll, espresso sia dalle aziende produttrici di bambole sia dai creativi indipendenti noti come doll artists.

Want a Twiggy vintage doll?

mercoledì 5 maggio 2010

Beware of “fashionista”


This is not a fashion-victimist blog, although fashion dolls are a relevant topic here. Plus, among the sectorial mantras, I most of all detest the word “fashion-ista” (in association with its Italian corre-sponding adjective “modaiolo”) just implying a me-too level, an acritical imitation. Therefore, to exorcize, I’m exasperating the concept with the little help of Pat, doll collector, who shared a convincing fashionista Ken pic, I hope being aware of the polemic use I would do of it.
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Questo non è un blog fashion-vittimista, benché le fashion dolls siano qui un argomento di rilievo. C’è in più che, tra i mantra di settore, più di tutto detesto la parola “fashionista” (e il suo corrispondente italiano “modaiolo"), che implica un livello me-too di acritica imitazione. Perciò, per esorcizzare, esaspero il concetto con un piccolo aiuto di Pat, doll collector, che ha condiviso la foto di un Ken fashionista convincente, spero sapendo dell’uso polemico che ne avrei fatto.

domenica 2 maggio 2010

Bathing beauties


Far, far beyond the inflationary lesbo-chic infesting those glamourous magazine: this Mdvanii doll version of “Gabrielle d’Estrées et une des ses soeurs” depicts mystery intimacy glow. While the original painting hangs at Louvre, its dollcultural interpretation is by Mdvanii’s creator, Billy Boy*.

Di gran lunga oltre l’inflazionante lesbo-chic che infesta le cosiddette riviste glamour: qsta versione-bambola con Mdvanii di “Gabrielle d’Estrées e una delle sue sorelle” descrive mistero intimità calore. E mentre il dipinto orginale è appeso al Louvre, l’interpretazione dollculturale è di Billy Boy*, il creatore di Mdvanii.
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